Approvato definitivamente il 14 maggio 2025 il disegno  di legge (DDL) n. 1407 sulla PARTECIPAZIONE dei lavoratori al capitale, alla gestione e agli utili d’impresa.         Ottenuto infatti il via libera definitivo da parte del Senato, dopo quello della Camera dei deputati dello scorso 26 febbraio, e’ Legge. Ecco cosa cambia
In primis comincia per la prima volta ad attuare -anche se depotenziato rispetto le iniziali previsioni- quanto stabilito dall’articolo 46 della Costituzione, nella parte in cui afferma “la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende”.
Vengono individuate quattro macro aree: gestionale, attraverso la definizione di forme di cogestione nei consigli di sorveglianza e di amministrazione, con la presenza di rappresentanti dei lavoratori; finanziaria, introducendo meccanismi premiali che disciplinano la distribuzione di utili ai lavoratori e prevedendo per i dipendenti piani di azionariato diffuso; organizzativa, con le imprese che potranno coinvolgere i lavoratori in progetti innovativi; consultiva, fissando diverse ipotesi in cui è obbligatorio consultare in via preventiva le rappresentanze sindacali.
Ne discendono una serie di vantaggi, dall’aumento dei salari alla stabilità del lavoro, da una maggiore produttività e competitività al contrasto alle delocalizzazione, fino a una ben maggiore coesione sociale

Una idea che partí a Dalmine, a Verona, presentata in numerosi ddl da un partito e un sindacato glorioso, che anche un imprenditore ardente come Adriano Olivetti, in forma diversa  introdusse nella sua grande impresa.                                                                    Tutti bloccati per decenni da strutture politiche legate ad una ottocentesca ideologia di retroguardia basata sul conflitto di classe. E non, come la partecipazione, su una lungimirante visione di collaborazione tra capitale e lavoro.

Sarebbe ora auspicabile, che una simile cogestione, almeno nella programmazione e nel reale controllo della gestione, si attui nella anche nella sanità, dove al posto di organi direzionali monocratici spessissimo ottusi e corrotti, nonche’ lottizzati, si innestino le rappresentanze delle professioni sanitarie e i principali stakeholders, per una gestione partecipata e democratica. E onesta.